Inceneritore a Cavaglià

La scorsa estate è uscita la notizia del progetto per realizzare un inceneritore di rifiuti speciali non tossici nell’area industriale di Cavaglià. in effetti poco dopo è stato presentato il progetto in Provincia di Biella da A2A e avviato l’iter autorizzativo.  Proprio oggi si sono concluse le audizioni da parte della commissione della Provincia di Biella. Molte realtà del biellese, del vercellese e del canavese si sono mosse per esprimere la loro contrarietà al progetto. L’area su cui verrebbe costruito è quella della Valledora, tra Cavaglià, Santhià e Alice Castello. Un’area già compromessa dalle discariche accumulate negli anni.  Pubblichiamo integralmente l’intervento fatto come Legambiente Dora Baltea.

Dicembre 2021

DISCORSO AUDIZIONE INCHIESTA PUBBLICA PER PROCEDURA V.I.A. VALUTAZIONE TERMOVALORIZZATORE A2A AMBIENTE S.P.A. IN CAVAGLIA’ E SANTHIA’

Gentile Organo Collegiale, come circolo Legambiente Dora Baltea abbiamo presentato delle osservazioni in merito al progetto di A2A per la costruzione di un inceneritore nell’area industriale tra Cavaglià e Santhià. Altri, più e meglio di noi, hanno approfondito perché questo nuovo insediamento di un impianto per i rifiuti nell’area della Valledora, già compromessa dalle discariche che si sono accumulate negli anni, sia tecnicamente oppugnabile; noi, invece, ci concentreremo sul perché sarebbe infausto per il territorio circostante tale impianto, con le sue emissioni e la presenza di un camino che si staglierebbe nel bel mezzo della Valledora, a deturpare il paesaggio. E’ un progetto infausto in quanto ne comprometterebbe altri di rigenerazione e riconversione che, su spinta diretta della cittadinanza, si stanno realizzando nell’area con importanti e significativi risultati.
Insomma vorremmo parlare di visione e strategia.
Sappiamo che in questi anni le Amministrazioni si sono dovute maggiormente occupare di pareggio di bilancio e mancati introiti, ma la pandemia ha cambiato gli equilibri e ora è possibile, anzi è necessario, fare politica, cioè indirizzare e monitorare gli investimenti. Questi non possono essere fatti senza una strategia, un piano che disegni delle prospettive, altrimenti i soldi che stanno per arrivare con il PNRR, o tramite altre linee di finanziamento pubbliche o private, saranno inutili se non dannosi.
Non è il solito “bla, bla, bla” ma parliamo proprio di affrontare la crisi climatica e di declinare le azioni sul territorio.
Crediamo che il fenomeno da cui partire, che non dobbiamo nasconderci, sia quello dell’abbandono e dello spopolamento delle aree marginali. Nel 2020 il Piemonte ha perso 38mila abitanti, con una variazione pari -8,8‰ e la Provincia di Biella arriva al -13 per mille. Una tendenza peggiorata dal Covid, ma che persiste da almeno mezzo secolo. Lo squilibrio e la concentrazione della popolazione nelle aree urbane crea delle gravi conseguenze ambientali come il dissesto idrogeologico, l’aumento degli incendi e, come crediamo stia avvenendo, la deturpazione del paesaggio.
Pensiamo che l’insediamento di questo impianto porti all’ulteriore svilimento della Valledora, porta di accesso al Biellese e al Canavese, a discarica per gli scarti del consumo urbano.
E invece la nostra prospettiva è quella di cui scrive l’Ingegnere Paolo Pileri nel libro “Ciclabili e cammini” del Politecnico di Milano:
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Non è una scelta di campo da delegare solo agli esperti, richiede un ruolo di indirizzo e di controllo dei decisori pubblici, come richiede l’attivazione delle associazioni e dei cittadini. Noi ci siamo ormai da anni, e le Amministrazioni dove sono?
L’ultimo Piano Territoriale Provinciale di Biella è del 2006, aggiornato nel 2010. Oltre 10 anni fa… E, nonostante la vetustà, a leggerlo si trovano parecchi indirizzi che ci indicano quale scelta fare oggi. Nel Piano viene posta come priorità il recupero e la valorizzazione delle emergenze isolate rilevanti nel panorama provinciale, mediante l’individuazione di circuiti tematici, con riferimento ai Santuari, i Castelli, le Ville e i Giardini ( 2.6.5.) .
Al punto 4.5.2. ci si riferisce all’area della Valledora predisponendo il riordino delle aree interessate da attività estrattive, con prioritario riferimento al polo interprovinciale di Cavaglià – Alice Castello, promuovendo progetti integrati che :
• garantiscano la sostenibilità delle condizioni di coltivazione e di riuso dei siti interessati,
• consentano di realizzare condizioni di rinaturalizzazione degli ambiti estrattivi utilizzati per una loro integrazione nella rete ecologica provinciale

Addirittura nella Relazione Illustrativa si parla proprio di risolvere l’evidente compromissione del paesaggio in Valledora.
Bisogna però ritornare ai quadri del Piano per focalizzare quello che maggiormente ci interessa. Infatti lì si indica la prospettiva della promozione di pratiche di costruzione di Progetti di Paesaggio Locali che, nello spirito della Convenzione Europea, rendano le popolazioni protagoniste di un processo di riqualificazione paesistica del territorio, attraverso il riconoscimento e la condivisione dei valori e la consapevolezza delle dinamiche di modificazione.
Ecco: possiamo essere testimoni di svariati progetti promossi da associazioni e cittadini che, nell’area a cavallo tra Biellese e Anfiteatro Morenico, hanno ottemperato a questa indicazione.
Vi raccontiamo quelli più significativi.
Possiamo partire dal processo che ha coinvolto l’area vasta intorno al lago di Viverone ed ha condotto alla condivisione di un “progetto di crescita” orientato verso il recupero di modalità di fruizione del territorio tali da valorizzare le caratteristiche paesaggistiche uniche dell’area e garantirne la tutela.
Come non ricordare che di questo progetto che, nel non lontano 2016 ha espresso il Contratto di lago di Viverone, il soggetto ideatore ed attuatore è stato proprio la Provincia di Biella?
A valle di questa esperienza, in parte da essa suggerite, sono nate diverse attività che vedono, oggi, un esempio di importante collaborazione tra enti locali, non divisi da semplici confini provinciali e presenti costantemente nella proposta di valorizzazione. E’ questo il merito di Slowland Piemonte – associazione di Comuni che opera unendo gli sforzi e le risorse di una ventina di Comuni dell’area, tra cui anche Cavaglià e Santhià.
L’impegno della nostra associazione si è realizzato anche con i progetti di Servizio Civile Universale attuati nell’area del basso Biellese e della Serra Morenica e realizzati con Arci Servizio Civile Piemonte. Il SCU consiste in un anno di lavoro volontario in cui i giovani tra i 18 e i 28 anni possono mettersi alla prova in attività di utilità ambientale e sociale a fronte di un rimborso mensile di circa 450 €.
E’ uno dei pochi strumenti che abbiamo per fare politiche per i giovani; politiche che per i nostri luoghi significano: non farli scappare e combattere così lo spopolamento.
Una delle prime esperienze che abbiamo sostenuto, anche attraverso comuni progetti di Servizio Civile, è stata quella svolta dall’associazione Semi di Serra. Per arginare e invertire l’abbandono delle zone collinari è essenziale che ci sia una buona rete di servizi per gli abitanti. Tra i servizi più importanti da preservare e, anzi, da rilanciare, vi è la scuola pubblica. Semi di Serra è riuscita a contribuire a tenere vive e aperte le scuole dei paesi di Roppolo e Viverone auto gestendo doposcuola e orti didattici. Non solo ha anche contribuito affinché si aprissero al territorio e venisse, da un punto di vista educativo, riconosciuta l’importanza naturalistica e storica dell’area intorno al Lago di Viverone da parte degli abitanti.
Questo lavoro è stato continuato e esteso alla popolazione non scolastica da un’altra associazione: Coltiviviamo. Nata per recuperare i terreni incolti (un altro punto debole per le zone marginali), è riuscita per qualche anno ad assolvere a questo suo importante ruolo, fino a quando ha avuto il sostegno delle amministrazioni locali. Soprattutto, attraverso l’organizzazione di passeggiate e eventi connessi come rappresentazioni teatrali, ha riavvicinato la popolazione locale al territorio, azione essenziale per il suo rilancio. Coltiviviamo è stato altresì uno dei più attivi promotori e sostenitori dei Progetti di Pubblica Utilità che si sono svolti tra il luglio 2014 e l’agosto 2015. Il finanziamento proveniva dal Fondo Europeo allora in scadenza, quindi soldi recuperati dal definitivo inutilizzo, per svolgere: attività di pulizia e manutenzione della rete sentieristica, creazione e segnalazione di itinerari (Buon Cammino), promozione del territorio, pulizia delle rogge e recupero dei terreni incolti. Il tutto venne fatto lavorando su un’area che andava da Cavaglià a Zimone, da Dorzano fino a Moncrivello. Sono stati attivati a tale scopo 12 contratti di lavoro di 6 mesi per persone disoccupate. E’ stata così importante come esperienza da generare tuttora effetti virtuosi sul territorio. Crediamo, altresì, che possa essere d’esempio anche per i finanziamenti pubblici e privati a cui stiamo per accedere come Biellese – per chi ha presentato dei progetti e non ha perso il treno…
Tra le iniziative più innovative ci preme citare Paesaggio.Art.Landscape: manifestazione di arte contemporanea internazionale che si svolge ogni due anni dal 2017. Si tratta di un’evento d’arte nel paesaggio, dove artisti internazionali, ispirati dal contesto del Lago di Viverone e dell’Anfiteatro Morenico, creano performance e installazioni temporanee. La comunità intorno al lago e i volontari dell’associazione PAL, creata per l’evento, ospitano gli artisti e le installazioni e sostengono le creazioni delle opere con materiale e aiuto logistico. E’ un’opera d’arte collettiva intorno al paesaggio, esperienza molto apprezzata dagli artisti partecipanti. Fin dalla prima edizione nel 2017 è stata azione prioritaria degli organizzatori coinvolgere le scuole dell’area vasta tra Biellese e Anfiteatro Morenico. In particolare, nell’ultima edizione di maggio e giugno 2021, l’evento è risultato la prima uscita degli alunni dopo la lunga clausura in casa a causa della pandemia da Covid 19. Per gli artisti internazionali coinvolti in PAL è stato importante offrire questa “covid-proof”. Gli artisti hanno spedito le loro opere e i volontari, in collaborazione con altri artisti locali, le hanno posizionate lungo tre percorsi in paesaggi diversi (Nei boschi – Nella pianura – Tra lago e collina). A dimostrazione della estrema varietà della zona.
Vi forniamo qualche numero:
Nell’edizione di PAL del 2017 parteciparono 17 artisti, 94 volontari, 6 scuole, 2 comuni, e vennero 279 camminatori
In quella del 2019 ci furono 19 artisti, 65 volontari, 5 scuole, 5 comuni, e, a causa del tempo meteorologico, 183 camminatori
Nell’ultima edizione, versione pandemia, 11 artisti hanno realizzato le loro opere, 45 volontari hanno lavorato per il buon esito della manifestazione, 5 scuole sono venute a visitare le opere, erano coinvolti 7 comuni di Slowland, e 401 camminatori hanno goduto delle passeggiate.
Fino a qui abbiamo parlato di realtà che svolgono un lavoro di valorizzazione del territorio e di educazione ambientale rivolto prevalentemente alla popolazione locale. L’organizzazione che sta aprendo, invece, il Biellese e l’Anfiteatro Morenico all’esterno è Movimento Lento. E’ un network che si occupa di turismo lento con sede a Roppolo. Dicono di se stessi che sostengono la crescita di una nuova economia dell’accoglienza e della condivisione, che metta al centro le persone, e che porti sviluppo nei territori nel rispetto dell’ambiente.
Beh possiamo testimoniare che è proprio così! Tanto che nel 2020 Legambiente ha assegnato a loro la Bandiera Verde, riconoscimento che la nostra associazione dà alle realtà più virtuose.
Andate a vedere cosa sono riusciti a fare sulla Via Francigena e, soprattutto, sul Cammino d’Oropa.
Lo so che direte: “ma i biellesi ad Oropa a piedi ci vanno da secoli!” Il problema dell’innovazione non sta nel fare cose nuove, ma nel creare un approccio che renda possibile una narrazione affascinante e generatrice di effetti positivi. Il Cammino d’Oropa è stato ideato, tracciato e lanciato da Alberto Conte, presidente di Movimento Lento, solo tre anni fa. E’ un itinerario da fare a piedi in 4 tappe di circa 16 km. Attraversa le pianure delle risaie tra Santhià e Roppolo, le colline della Serra fino a Torrazzo e Sala, la montagna della Valle Elvo passando dal santuario di Graglia e arrivando a quello di Oropa. Nel solo 2021 ha visto il passaggio di 2155 viandanti, che hanno generato circa settemila e cento pernottamenti, e speso almeno 400.000 € sul territorio. Capirete che questa è la realtà che meglio mostra come si possa innovare con attività sostenibili, generando una economia che aiuta le comunità locali. Sono soldi che vanno a piccole strutture ricettive, al commercio locale e ai servizi collegati. Insomma è l’attivazione di una micro economia che non solo può arginare il fenomeno dello spopolamento, dando lavoro ai giovani, ma, anche invertirlo. Il Cammino d’Oropa è un cammino di prossimità: il 39% dei viandanti proviene dal Piemonte, il 33,6% dalla Lombardia. Questa iniziativa di turismo lento nel Biellese ha funzionato anche in epoca Covid grazie alla vicinanza alle città, alla facilità del percorso e ai collegamenti ferroviari, autostradali e di trasporto locale.
Per guardare a un futuro che veda la pandemia diventare endemica e quindi che permetta, in modo sicuro, la fruizione turistica lenta da parte degli stranieri, dobbiamo puntare sulla Via Francigena. Possiamo dire, dai dati che raccogliamo con i presidi dell’Associazione delle Vie Francigene, che attualmente passano circa 1000 pellegrini l’anno sul tratto canavesano e biellese dell’itinerario europeo. Sono persone che spesso conoscono per la prima volta l’AMI e il Biellese. Con un po’ di sforzo potremmo anche farli tornare e fermare qualche giorno. Questo tipo di turismo straniero chiede infrastrutture per escursioni, servizi in lingua inglese e cura dell’ambiente.
Quello però su cui crediamo si debba puntare con decisione in termini di investimenti è il cicloturismo. Abbiamo, proprio in corrispondenza della via Francigena, l’omonima ciclovia che collega i percorsi del Biellese e del Canavese fatti, già ora, da strade secondarie poco frequentate adatte per le biciclette. La Ciclovia Francigena può essere la direttrice che ci collega alla Valle d’Aosta da una parte (che sta lavorando bene su infrastrutture e servizi per il cicloturismo) e la ciclovia Venezia Torino (VenTo) dall’altra, realizzando così la possibilità di una fruizione di circuiti aperti e di grande interesse paesaggistico, naturalistico, storico e gastronomico.
Puntare su questo tipo di turismo ci conviene perché, dove è stato fatto, ha avuto un impatto economico rilevante:
• I consumi complessivamente generati da questa
categoria di turisti in Italia sono stati stimati in circa 7,7 miliardi
di euro, pari al 9,1% dell’intera spesa realizzata in Italia
nel 2018 nel settore.
• La spesa media giornaliera, escluso l’alloggio, è di circa
77 Euro, questo dato conferma che la spesa pro capite
di un cicloturista è superiore alla media
• Le spese per alloggio sostenute dai cicloturisti (55 euro
per persona al giorno) sono in media più elevate degli
altri target e ciò vale in particolare per gli stranieri la cui
spesa giornaliera raggiunge i 64 euro.
• I cicloturisti presentano una varietà di consumi
superiore alla media, che coinvolge, oltre alla
ristorazione e all’acquisto di beni alimentari, anche le
attività ricreative e l’acquisto di souvenir e prodotti
artigianali locali.
Il Rapporto di Legambiente-Isnart calcola che l’effetto degli investimenti in questa direzione possa essere almeno 5 volte quello attuale.
In un recente incontro, sempre Alberto Conte, ha sottolineato che per realizzare questi obiettivi legati al turismo lento in bicicletta è importante esprimere e abbracciare dei valori legati all’ambiente, alla salute e all’equità, insomma promuovere un territorio autentico. Poco ci azzecca con un inceneritore, molto invece con un’attività agricola attenta alla genuinità. Il turismo enogastronomico continua ad avere un forte flusso, e si sposa perfettamente con il cicloturismo.
Ricordiamo che non sarebbe possibile, in caso di costruzione dell’inceneritore a Cavaglià, fare produzioni biologiche certificate nel raggio di 10 km da esso. Questo creerebbe un danno enorme ai produttori biologici di Erbaluce, riso, frutta e ortaggi che in quell’area hanno già compiuto questa scelta. E un danno grandissimo a chi viene a fruire del nostro territorio come turista lento. Non vi citeremo tutte le singole realtà, ma ci preme parlare anche se in breve delle reti che stanno operando.
Citiamo due esempi
Il presidio di Slow Food Biella sta proprio mettendo insieme produttori locali biologici e fruizione turistica lenta. Attraverso Slow Food Travel propone itinerari, percorsi e eventi in questa direzione,
La rete di produttori TeriTori è la prima rete agricola biologica del Biellese. È in grado di offrire un ampio paniere che comprende formaggi caprini, carne, formaggi e latte di mucca, farine, pane e prodotti da forno, ortaggi, frutta e vino.
Entrambe queste realtà vedono partecipare al proprio interno produttori biologici dell’area più prossima all’inceneritore che A2A vuole realizzare.La dimensione dell’agricoltura biologica è di tutto rispetto nell’area di cui stiamo parlando. Da delle verifiche che abbiamo fatto ci risulta sull’Anagrafe Agricola regionale che, nei Comuni limitrofi all’eventuale inceneritore, nella provincia di Biella (Cavaglià, Salussola, Dorzano, Roppolo e Viverone), ci siano 14 produttori biologici, e in quelli della provincia di Vercelli (Alice C.llo, Santhià, Borgo d’Ale, Tronzano e Carisio), ce ne siano 32 . Non ci pare proprio un fenomeno irrilevante.
Quello che viene fuori dall’unione di questi punti, da uno sguardo complessivo, è che tutte queste esperienze compongono un quadro da perseguire e rendere generale sull’area del basso Biellese e dell’Anfiteatro Morenico in primis, e da estendere a Biellese e Canavese come visione strategica di resilienza e di rigenerazione.
La costruzione dell’inceneritore a Cavaglià comprometterebbe gravemente queste realtà a causa delle emissioni che impedirebbero l’agricoltura di qualità, dell’impatto paesaggistico che danneggerebbe la narrazione di luoghi ancora autentici e lasciamo ad altri approfondire i rischi ambientali a cui ancora si sottoporrebbe la zona della Valledora.
Perciò ribadiamo la nostra contrarietà alla realizzazione di questo impianto e, invece, la nostra disponibilità a definire un piano strategico che faccia del Biellese e dell’Anfiteatro Morenico la meta del turismo lento e la terra dell’agricoltura di qualità.

Grazie
Per il circolo Legambiente Dora Baltea d’Ivrea
Ettore Macchieraldo

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